Articoli tecnici

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I numeri misteriosi

Molte persone, quando per la prima volta prendono in mano un obiettivo, si chiedono che cosa significano quei numeri che sono riportati sul barilotto. La prima cosa che pensano è che siano le distanze (in metri) a cui riprendere il soggetto. Soltanto chiedendo e dopo molte spiegazioni, la maggior parte delle volte incomplete e approssimative, cominciano a capire che i numeri sono legati al diaframma. Per capire bene a che cosa servono questi numeri misteriosi, cominciamo a vedere che cosa è e a cosa serve il diaframma. La fotocamera, sia analogica che digitale, consente la realizzazione di una fotografia essenzialmente perché vi sono 3 elementi: il materiale sensibile alla luce (nel caso della fotocamera analogica, la pellicola e in quella digitale, il sensore), il diaframma che regola la quantità di luce che colpirà l'elemento sensibile e l'otturatore che stbilisce per quanto tempo l'elemento sensibile resterà esposto alla luce. Il diaframma quindi non è, ne più ne meno, un buco a dimensione variabile attraverso il quale transita la luce e colpisce l'elemento sensibile. I numeri misteriosi detti numeri f e indicati con f/ permettono di scegliere fra varie aperture. Essi non indicano direttamente la grandezza del varco, ma sono numeri adimensionali che progrediscono secondo un fattore di circa 1,41 (radice quadrata di 2).Senza entrare nei meandri tecnici della questione, i numeri f indicano al fotografo la quantità di luce che passerà. Più il numero è piccolo tanto sarà maggiore la quantità di luce che passa, più il numero è grande tanto sarà minore la luce che passa. Così un diaframma f/22 fa passare meno luce di un diaframma f/8. I numeri f/ progredendo o regredendo di una posizione, fanno passare una quantità di luce, rispettivamente, doppia o dimezzata rispetto al diaframma di partenza. Il passaggio da un diaframma all'altro è detto spostamento di uno stop e si indica con un numero positivo o negativo. Ad esempio se passiamo da f/8 a f/11 si dice -1 stop perché la luce è diminuita, se invece passiamo da f/8 a f/5,6 si dice +1 stop. Più l'apertura del varco di transito è piccola tanto sarà maggiore la profondità di campo (cioè l'estensione del range di definizione per un dato punto di messa a fuoco).
Ad esempio, per lo stesso obiettivo e la stessa distanza di messa a fuoco, un diaframma f/11 produce rispetto ad un diaframma f/4 maggiore profondità di campo.

L'uso dello zoom



Lo zoom è un obiettivo a focale variabile. Il suo uso agevola la ripresa e permette al fotografo con soli due zoom di coprire la maggior parte delle focali necessarie. I due classici da usare sono il 28-70 mm e il 70-300 mm. In questo modo il fotografo ha a disposizione focali che vanno dal grandangolo al teleobiettivo spinto.
Gli zoom sono meno luminosi degli obietivi a focale fissa, ma questa carenza può costituire un problema soltanto in ambiente con luce scarsa perché ci obbliga, affinché l'esposizione sia giusta, di usare un tempo di posa più lungo o una sensibilità maggiore con incremento della grana (analogica) o del rumore di fondo (digitale). Nella maggior parte dei casi lo zoom permette un adeguamento dell'inquadratura in maniera rapida o quantomeno, se si ha tempo a disposizione, precisa secondo i nostri canoni di composizione.
Una buona regola nell'usare lo zoom è quella che riguarda la tenuta dell'apparecchio. Molte persone impugnano la macchina fotografica in maniera tale che rischia il mosso e la vibrazione dell'apparecchio. Inoltre i modi errati di impugnare la macchina rallentano le operazioni necessarie per realizzare la foto. Il migliore modo per impugnare il tutto, riferendoci ad una persona destrorsa, è porre la mano sinistra sotto il corpo dello zoom, laddove c'è la ghiera per la variazione della focale, sostenendo l'obiettivo con il palmo e abbracciando con il pollice lateralmente. La mano destra con l'indice sul pulsante di scatto e il medio, l'anulare e il mignolo che afferranno laddove c'è l'impugnatura ergonomica, cosa ormai comune sulla maggioranza degli apparecchi di buon livello. Il pollice destro sul dorso della fotocamera. In questo modo avete creato una specie di cavalletto che diviene ancora più stabile se i bracci si puntellano sul corpo della persona.
Eviterete così la maggior parte delle vibrazioni o mossi indesiderati dovuti non alla velocità del soggetto, bensì a quei piccoli movimenti involontari che tutti abbiamo nel tenere qualcosa in mano.
Uno zoom 28-70 mm risulta idoneo nella maggior parte dei casi di ripresa dove comunque l'inquadratura si può ottenere facilmente perché il soggetto è ad una breve distanza rispetto alle sue dimensioni reali. Questo significa dire che riempiamo il fotogramma con il soggetto senza dover avvicinarci parecchio. L'escursione 28-70 permette inoltre di scegliere tra un'apertura dei piani della scena(posizione 28) e una leggera compressione dei piani (posizione 70).
Il range 70-300 invece ci porta nel mondo della compressione dei piani dove dal minimo 70 si arriva al 300. In pratica ci avvicina e ingrandisce soggetti distanti permettendoci così di riempire il fotogramma senza avvicinarci.
Alcuni esempi di uso dei valori di focale degli zoom.
Posizione 28 mm---Indicata per scene di ampio respiro come paesaggi dove l'introduzione di alterazioni prospettiche introdotte dal tipo di focale possono essere sfruttate a nostro vantaggio. Indicata anche per ambienti stretti dove altresì è impossibile usare le altre focali.
Posizione 50mm---Indicata per tutti i casi dove si ha bisogno di uan restituzione dei particolari con la minima distorsione possibile.
Posizione 70 mm---Buona per la realizzazione di ritratti o per concentrare l'attenzione su zone di una scena.
Posizione 135 mm--Otiima per i ritratti dove si vuole che lo sfondo non sia così dettagliato e si ha bisogno di un appiattimento dei rilievi del volto ripreso.
Posizione 200 mm---Ottima per isolare il soggetto dallo sfondo e in tutti quei casi in cui abbaimo bisogno di avvicinare o ingarndire il soggetto.
Posizione 300mm---Indispensabile quando non possiamo avvicinarci al soggetto per qualsiasi motivo.
(Stefano Benedetti 2014)


Lasciate i fucili‬ a casa.

Sparare ad un ‪‎uccellino‬ con un ‪teleobiettivo‬ invece che con un fucile è uno ‪sport‬ appassionante. La ricerca della preda, durante lunghe camminate, in mezzo alla natura rinvigorisce il senso reale della vita e infonde un buonumore pieno. Non da meno sono le cacce fatte in città, nei parchi pubblici, nei giardini o sugli alberi lungo la strada. Fatelo adesso che la vostra presa è salda e il tremolio minimo perché quando arriverete a 120 anni certo sarà difficile per voi impugnare un teleobiettivo. Vi consiglio di usare uno ‪zoom‬ 180-300 mm che vi permetterà di inquadrare i gruppi o il singolo in modo sufficientemente veloce. La messa a fuoco del soggetto, anche se ci vuole un po' d'esperienza per farla in modo veloce, vi consiglio quella manuale perché la messa a fuoco automatica in certe situazioni inevitabilmente sbaglia. Classico esempio è quando l'uccello vola in alto stagliato contro il cielo e noi stiamo effettuando un primo piano, il rischio che la macchina in autofocus effettui una messa a fuoco sullo sfondo è molto alto. Per quanto riguarda l'esposizione vi consiglio la modalità a priorità dei tempi. In questo modo potrete adattare il tempo di scatto alla situazione che si sta creando e la macchina automaticamente vi fornirà il giusto diaframma. Ricordate però che alcuni uccelli sfrecciano nel cielo e che in alcuni casi non è sufficiente neppure un tempo rapido come 1/1000 di secondo. Inoltre ricordate che il tempo di scatto è più o meno sufficiente a secondo di quanto spazio occupa il soggetto sul vostro fotogramma: se piccolo e lontano ci sarà bisogno di un tempo più lento di quello necessario per fermare lo steso volo in modo ravvicinato.
Nella ‪‎foto‬ che vedete allegata, intitolata suicidio di un uccello, il tempo di scatto è di 1/400 di secondo.

Allora: BUONA CACCIA‬.
Questo è l'unico caso in cui posso augurarla.

(Stefano Benedetti 2014)
Lasciate i #fucili a casa.

Sparare ad un #uccellino con un #teleobiettivo invece che con un fucile è uno #sport appassionante. La ricerca della preda, durante lunghe camminate, in mezzo alla natura rinvigorisce il senso reale della vita e infonde un buonumore pieno. Non da meno sono le cacce fatte in città, nei parchi pubblici, nei giardini o sugli alberi lungo la strada. Fatelo adesso che la vostra presa è salda e il tremolio minimo perché quando arriverete a 120 anni certo sarà difficile per voi impugnare un teleobiettivo. Vi consiglio di usare uno #zoom 180-300 mm che vi permetterà di inquadrare i gruppi o il singolo in modo sufficientemente veloce. La messa a fuoco del soggetto, anche se ci vuole un po' d'esperienza per farla in modo veloce, vi consiglio quella manuale perché la messa a fuoco automatica in certe situazioni inevitabilmente sbaglia. Classico esempio è quando l'uccello vola in alto stagliato contro il cielo e noi stiamo effettuando un primo piano, il rischio che la macchina in autofocus effettui una messa a fuoco sullo sfondo è molto alto. Per quanto riguarda l'esposizione vi consiglio la modalità a priorità dei tempi. In questo modo potrete adattare il tempo di scatto alla situazione che si sta creando e la macchina automaticamente vi fornirà il giusto diaframma. Ricordate però che alcuni uccelli sfrecciano nel cielo e che in alcuni casi non è sufficiente neppure un tempo rapido come 1/1000 di secondo. Inoltre ricordate che il tempo di scatto è più o meno sufficiente a secondo di quanto spazio occupa il soggetto sul vostro fotogramma: se piccolo e lontano ci sarà bisogno di un tempo più lento di quello necessario per fermare lo steso volo in modo ravvicinato.
Nella #foto che vedete allegata, intitolata suicidio di un uccello, il tempo di scatto è di 1/400 di secondo.
Allora: BUONA #CACCIA.
Questo è l'unico caso in cui posso augurarla.


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