Storie fotografiche

In questa pagina trovate storie che riguardano la fotografia. 
 Postate le vostre storie con o senza fotografie.
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Quello che fa la differenza


Molte persone non sanno, o non hanno voglia di sapere, che quello che fa di una persona un fotografo, non è la macchina fotografica. Non è la ultima tecnologia super sofisticata penzolante dal collo che tramuta istantaneamente una persona qualunque in un fotografo professionista, insomma non è l'apparenza, ma la sostanza.
Il comportamento davanti a certi eventi della vita è uno degli elementi che contraddistinguono un fotografo professionista da un'altra persona.

E' mattina presto, mi sveglio e ancora insonnolito mi dirigo ad espletare le mie abluzioni quotidiane. Appena gli occhi si spiccicano un po', mi dirigo in cucina per prepararmi il caffè che mi darà quel colpo necessario a cominciare la carburazione quotidiana. Annaspo nel pensile alla ricerca della moka e il mio sguardo cade su un bicchiere rimasto, dalla sera prima, sul lavandino.
E' nero! E si muove!
E' letteralmente ricoperto da formiche nere, piccolissime, che si muovono a gran velocità. Cerco di ricordare cosa ci fosse nel bicchiere per capire come mai sono state attirate così tante formiche.
Poi mi volto e vado nell'altra stanza per prendere la mia fotocamera. Monto un obiettivo macro, che consente riprese fino al rapporto 1:1 e torno in cucina.
Adesso si pone un problema.
Come faccio ad eliminare contemporaneamente tutte le formiche dal lavello senza ucciderle?
Non mi piace uccidere quando non c'è una reale necessità.
Come faccio a fotografarle senza congelarle con uno spray che comunque le porterebbe alla morte?
Qual'è l'elemento che non teme alcun essere vivente?
L'acqua naturalmente.
Stando attento a prendere il bicchiere senza che le formiche invadano il mio braccio, lo metto sotto al rubinetto e lo riempio.
E' il caos.
Alcune che stavano sul bordo, travolte dal getto, cadono nel lavello e sembrano nuotare per cavalcare l'onda di acqua che le trascinerebbe nello scarico.
Altre annaspano e incredibilmente riescono tutte a portarsi sul pelo dell'acqua dove la tensione superficiale del liquido le sorregge.
Nessuna affoga.
E' il momento.
Inquadro, metto a fuoco e non scatto perché mi sono appena svegliato e la mano mi trema un poco. Meglio mettere un tempo di posa rapido almeno così con la mano potrò permettermi qualche piccola vibrazione.
Armo il flash e questa volta scatto.

La scena che vedo ingrandita nel mirino è incredibile!
Le formiche sembrano camminare sul pelo dell'acqua come sostenute da una invisibile magia.
Scatto nuovamente.
Le più svelte e le più brave arrivano ai bordi dello specchio d'acqua che continua ad ondeggiare, s'arrampicano sulle pareti e conquistano il bordo.
Scatto di nuovo.

Sono un poco come gli uomini che faticano e vivevono tutta una vita nella speranza di salvarsi, ma basta che io sia cattivo e di loro non resterà alcuna traccia.
Prendo il bicchiere e rovescio l'acqua con tutte le formiche nel lavello.
Apro il rubinetto e tutte finiscono nello scarico.
Ho offerto loro una seconda possibilità.
Si salveranno?
Non lo so.
Ripongo la fotocamera e comincio a ripulire la cucina invasa dalle formiche che finiscono tutte indenni nello scarico del lavello.

Ecco la differenza tra un fotografo professionista e una altra persona.
Loro per prima cosa avrebbero spazzato via tutte le formiche e poi forse si sarebbero chiesti se valeva la pena fotografarle.
Io prima documento l'insolita realtà poi mi domando se vale la pena pulire la cucina dalle formiche.




Un passo dentro la #‎cultura‬.


Quando si ha occasione di fare un viaggio, da #‎fotografo o da turista, in un paese straniero bisogna attenersi a delle regole non soltanto tecniche, ma sopratutto sociali che regolano la convivenza delle persone di quel paese.
Non importa che voi siate d'accordo con queste regole e ne riconosciate la validità, è importante che abbiate rispetto, affinché la dignità dei singoli non siano lese. D'altronde anche se doveste andare in un paee che ha una forma di governo dittatoriale trovereste che la maggior parte delle persone non sono d'accordo con quella forma di gestione e quindi perché far scontare a loro colpe che direttamente non hanno.
Quindi saper soppesare la situazione in cui ci si ritrova è fondamentale per rapportarsi in modo giusto con le persone ed essere fotografo inserito e non un extraterrestre che osserva e giudica dall'alto della sua torre d'avorio.
Soltanto facendo parte del contesto si può fare quel passo che ci consente di realizzare fotografie che siano qualcosa di più di un mero appunto su un taccuino di viaggio.
Un passo dentro la cultura. La loro.
Facciamo degli esempi concreti.
State facendo un viaggio attraverso i tre deserti terribili: quello di sabbia, quello di sale, quello di montagna.
Le vostre guide #‎arabe‬ parlano e capiscono l'italiano, le avete assunte apposta, tutto procede tranquillamente a parte il caldo terribile che, nonostante il condizionatore d'aria della Land Rover, vi stordisce.
Improvvisamente, la vostra auto si blocca, l'autista e la guida scendono. Prendono un tappetino, lo stendono a terra, si inginocchiano, cominciano a pregare.
Voi cosa fareste?
Urlereste:" maledetti cialtroni, vi pago per lavorare non per pregare!!"
Oppure silenziosamente vi apposterete poco lontano per fotografarli durante la loro preghiera?

Nessuna delle due ipotesi mi è congeniale.
Io non farei nulla, aspetterei che finissero le loro funzioni.
Si, perché se la prima ipotesi è improponibile e spero che nessun italiano si comporti mai così, anche la seconda però non è certamente giusta.
L'atto della preghiera rituale e ciclica non mi è congeniale, ma per alcuni è motivo fondamentale di vita e allora chi son io che mi permetto di violare quel sottile velo della privacy interiore?
D'altronde che cosa ne posso fare di quelle fotografie che per quanto semanticamente perfette comunque racconterebbero un momento totalmente privato cioè il rapporto tra un uomo e il suo Dio.
Attenti a non cadere nella spirale dei giudizi precostituiti, qui non è questione di pratica #‎religiosa‬ più o meno errata, la questione è che bisogna essere addentro alla questione per poter permettersi di scrivere (fotografare) qualcosa di così intimo. Altrimenti rischiamo di essere superficiali, approssimativi, inesatti, al limite bugiardi.

Un altro caso classico è quando giunti in un villaggio dell'interno dove la miseria alligna dapertutto e vogliamo documentare questo stato di cose fotografando un mendicante. Perché mai dovrei mostrare i lineamenti del mendicante? La foto deve essere un simbolo che narra le condizioni di vita e non deve permettere il riconoscimento del singolo che vive sulla sua pelle quello stato di cose.
La foto allegata vi mostra un mendicante di Roma così come dovrebbe essere ripreso. Una foto importante non è una foto eclatante di una sciagura, di un personaggio famoso o di condizioni orripilanti. La foto importante è quella che dice la verità, qualunque essa sia.
Quindo farete un viaggio, portatevi la #‎fotocamera‬, ma non dimenticate la vostra cultura, la vostra capacità di vedere, la vostra dignità, il vostro buon senso e tanta pazienza. Sono necessari per fare, con la vostra, un passo nella cultura degli altri.



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La notte brava del fotografo‬


C'è chi di notte si ubriaca, chi insonne resta incollato al televisore o al computer, chi assalito dai morsi della fame si rimpinza ad oltranza, chi ronfa beato sotto le coperte, chi con la giusta compagnia si lascia travolgere dalla passione.
I fotografi no.
Quando escono di notte, li riconosci subito perché hanno appesa al collo, la macchina‬ ‪‎fotografica‬. Se ne avvisti uno, ti chiedi subito che cavolo stia andando a fotografare alle quattro di notte e ti preoccupi per lui perché con quel po po di roba appesa al collo è probabile che sia vittima di un aggressione.
I fotografi, si sa, son temerari, come le formiche si incollano pesi enormi: cavalletti, macchine fotografiche, obiettivi, accessori, flash, tanto che i loro giubbotti (quelli a maniche corte con tante tasche) sono sempre gonfi e stracolmi.
Fanno sempre tanta strada per prendere la corsa notturna che inevitabilmente li lascia assai lontano da dove vogliono andare.
Finalmente arrivano sul posto, cominciano a guardarsi intorno e scoprono che la cosa più interessante è un gatto che sonnecchia sotto ad una macchina.
Allora camminano, camminano alla ricerca di qualcosa che palesamente li soddisfi e attendono quell'illuminazione interiore magica che gli permetterà di fare la Fotografia con la f maiuscola.
Mentre camminano, un bar aperto 24 ore su 24 diviene l'ancora di salvezza ed una fonte inesauribile di informazioni.
Si chiacchiera col barista che piuttosto che fare il caffè a te, avrebbe preferito dormire ancora o quantomeno restare in quel dolce dormiveglia di poco prima.
Rinvigoriti dalla ciufega di caffè si riparte a spron battuto, ma pare sempre che questa sia la notte sbagliata. Nulla ci ispira a tal punto da tentare una fotografia e alfine stanchi ci si rassegna e ci si sofferma a meditar su noi stessi con quella frase tipica e consunta: "Ma chi cavolo me lo fa fare?".
Così chiniamo il capo e l'occhio cade proprio vicino ai nostri piedi dove una pozzanghera riflette un lampione e gli edifici intorno.
Siamo di nuovo fieri e baldanzosi, prepariamo la fotocamera, ma ahimè è davvero difficile la ripresa. La luce è scarsa e il rischio che la foto venga mossa è molto alto. D'altronde siamo costretti a usare un tempo di posa lungo e diaframmi molto aperti, quindi rischio di mosso e poca profondità di campo.
Decidiamo il tutto per tutto: mettiamo un tempo di posa molto lungo in modo da poter utilizzare un diaframma piccolo. Poi ci poggiamo ad una ringhiera affinché sostenga le mani evitando il movimento.
Click e la magia si ripete.
Soddisfatti come un pescatore che dopo lunga attesa ha preso un pesce enorme, ci avviamo verso casa mentre la prima luce dell'aurora si spande intorno a noi.
Io silenziosamente rientro dentro casa e mi infilo dentro al letto, mia moglie si rigira un poco, s'accorge di me e nel sonno borbotta: " Mi sa che tu mi tradisci con qualcuna...".


(Stefano Benedetti 2014)










1 commento:

  1. La storia riflette una passione per la fotografia che soltanto un appassionato può rivivere e comprendere.

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